di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero
con Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Angelo Tronca, Michele Schiano di Cola
regia Jurij Ferrini
scenografia Samuel Beckett
costumi Michela Pagano
progetto U.R.T./Teatria srl in collaborazione con la Corte Ospitale di Rubiera
visto il 28/01/2014 presso le Fonderie Limone di Moncalieri
Vladimiro ed Estragono, agli inizi dei due atti, uno per volta sono soli.
Prima Gogo, intento a togliersi la scarpa, poi Didi intento a cantare.
Dunque si ritrovano come da tempo accade e complici trovano il modo di passare assieme il loro tempo.
Sono in abito elegante, sicuramente attendono un qualcosa di importante, ma questi abiti sono divenuti stracci, se non le bombette ancora impeccabili.
Attendono. Attendono Godot.
Lo attendono da oramai cinquant'anni. Ogni giorno, ogni ora fin che non fa buio, Didi, Gogo e l'albero. Chi è, cos'è Godot?
Attendono.
A far loro compagnia, passano talvolta, Lucky e Pozzo, servo e padrone, che il pubblico vede ma che forse sono solo amici immaginari di Didi e Gogo; un modo come un altro di passare il tempo.
Ugualmente il ragazzo che lavora per il signor Godot, "sissignore!", ma questi sarebbe immaginazione del solo Vladimiro che deve riempire i "buchi" lasciati da Estragono quando si addormenta.
I due rimarranno sempre soli, soli in due, ma il passaggio dei loro "amici" lascia il segno, nella memoria dei due e nella visione del pubblico.
Ogni atto a terra un cappello in più, segno di un passaggio, di qualcuno o qualcosa che adesso non c'è più.
La scelta di giocare i cinque personaggi con solo quattro attori è azzeccata. Il testo è sapientemente e burlescamente rivisitato.
Il ritmo dello spettacolo è veloce, nessun angelo è passato, più che l'attesa è portato in scena il defluire del tempo, rapido perché giocato. O rapido perché raccontato.
Ma quando diventa buio, la sola Luna illumina l'albero, Gogo e Didi, ed il tempo si dilata, e nel pubblico che spesso ha riso sale il senso di solitudine e malinconia.
AN
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