RECENSIONI in Libertà


UN PENSIERO... in memoria di Federica Genovesi

Io Federica Genovesi non la conoscevo.
Però mi è capitato di vedere due spettacoli in cui c'erano i suoi costumi.
E quei costumi erano bellissimi.
Allora sono andata a cercarla.
E ho scoperto che costumi di spettacoli che avevo amato, erano figli suoi.
Ho trovato le foto, gli schizzi, i disegni.
E - non dovevo arrivare io per dirlo; ma cavoli, era davvero in gamba, Federica.
Non tutti lasciano qualcosa andandosene. Qualcosa che sia di tutti.
Queste belle tracce che ha lasciato di se al mondo.
Io non la conoscevo.
E non voglio disturbare il dolore di chi, invece, amava lei, oltre che il suo talento.
Vorrei dirle solo questo, e niente più : 
Grazie.

                                                                                                                    GM




AMLETO 
di e con Michele Sinisi 
produzione Teatro minimo

La Sala Prove del Teatro Astra venerdì 22 marzo alle 19, in occasione della replica straordinaria, non registrava il tutto esaurito ma poco importa l'atmosfera era intima come avrebbe dovuto.
Il pubblico entra a prendere posto e Michele Sinisi, “sempre lui” Amleto, è già seduto su una delle sei sedie che lo accompagneranno nel corso dello spettacolo.
Vestito da menestrello e nascosto dal trucco tipico del clown, in questo one man show, “sempre lui” Amleto, in una concitata partitura gestuale discorre, confida, ordina, anima ed impersona gli altri personaggi, che qui sono sedie bianche.
Un lettore CD aiuta “sempre lui” Amleto a creare l'atmosfera, un vaso di fiori colorati a poco a poco si svuota, un cuscino rosso sarà determinante.
Il dilemma dell' essere o non essere, Sinisi lo risolve senza teschi, stando seduto sulla stessa sedia dell'inizio tenendo fra le braccia il Lettore CD.
“ Questa è una stoccata. Giudici! Questa è una nettissima stoccata.”


AN


I MOTUS NELLA LORO TEMPESTA
Ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
Con Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni

Un testo composito, intricato. “La tempesta” shakespeariana diventa pretesto per narrarci di tante tempeste, moti interiori e sentimenti rivoluzionari.
Ci sono Aldous Huxley, Judith Malina, Aime Cesaire, Jack London e molti altri : autori di un testo che sembra una coperta trapuntata, risultato di un taglia e cuci sapiente che rattoppa e riunisce epoche e pensieri.
Ci hanno chiesto di portare delle coperte e lo abbiamo fatto, in tanti le abbiamo consegnate : coperte di ogni tipo e colore che sono diventate scenografia. Scoglio, onde, altura, caverna : tutto ciò di cui c’era bisogno. Un proiettore che si muove e diventa il fittizio maestro della scena, con effetti stroboscopici e cambi luce repentini. Cinque attori giovanissimi danno vita ai personaggi , si fondono con loro. Un meraviglioso Ariel, triste e malinconico è la creatura di Silvia Calderoni, personaggio emblematico, sottile filo rosso che lega tutti gli altri a questa storia un po’ utopica, un po’ onirica, un po’ disutopica.
Ci hanno chiesto di scendere, ad un certo punto. Ci hanno chiesto di scendere e di sistemarci sulle coperte, per creare una nuova geografia, per diventare nuovo mondo che Ariel ha illuminato con la sua lucina, scoprendoci. Una nuova umanità, un nuovo inizio.
                                                                                                                                                            GM


TUTTI ABBIAMO DEL BUIO DENTRO/ Giochi di famiglia
di Biljana Srbljanovic
traduzione Paolo Magelli
drammaturgia Željka Udovičič
con la Compagnia Stabile del Teatro Metastasio: Valentina Banci, Mauro Malinverno, Francesco Borchi, Fabio Mascagni, Elisa Cecilia Langone
regia Paolo Magelli


Finalmente uno spettacolo che parla dell'infanzia altra. Non quella dove è tutto bello, divertente, coccoloso. Perché l'infanzia non è sempre così. L'infanzia di chi vive in tempo di guerra non è così. L'infanzia di chi vede morire di fame le persone intorno a se, di chi viene venduto, l'infanzia di chi viene violentato, l'infanzia di chi vede cadere le bombe, l'infanzia di chi deve lavorare. O anche soltanto l'infanzia di chi non se la ricorda, perché - in qualunque luogo o tempo - è meglio non ricordarsela.Sarajevo, periferia. A che cosa giocano i bambini? Alla famiglia. Facciamo che eravamo la mamma, il papà, il figlio - all'occorrenza la figlia, e il cane. Tutte le volte, alla fine del gioco, i genitori vengono uccisi dai figli. Nel gioco i bambini (quattro meravigliosi attori, adulti, ovviamente) ripetono incessantemente gli insegnamenti dei veri genitori, li scimmiottano grottescamente, indossano vestiti di taglie più grandi delle loro, giocano con quello che hanno, in un cantiere. Il testo è vero, profondo, toccante. La regia magistrale. Ad un certo punto passa un trenino, in mezzo alla scena. Mi torna in mente Streheler e quel capolavoro de "Il giardino dei ciliegi". Scopro dopo che Magelli è stato suo assistente. Me ne vado soddisfatta. Perché vedere il teatro delle Fonderie Limone completamente spoglio di quinte, arlecchini e paramenti, è bello. E perché, in fondo - nonostante la mia infanzia bellissima, divertente e coccolosa - quei giochi, mi hanno ricordato i miei.

GM

UN PICCOLO MOMENTO FELICE. ANZI, FELICISSIMO.
di Annibale Ruccell
con Maria Paiato
regia Pierpaolo Sepe


Maria Paiato è bravissima. Fantastica. Divertente. Intensa. Vederla sul palco è sempre una gioia, un piccolo momento felice. E questa volta c'è solo lei sul palco, proprio, solo, lei. Quindi, il momento felice è felicissimo. Un fondale - molto bello - con una grande scritta, a caratteri cubitali : "Anna Cappelli". Un costume di scena, una valigia e tutto quel talento, lì, sul palco. Il pubblico ride, riflette, non s'annoia per niente, riflette e al momento degli applausi fa ciò che ogni attore spera di vedere, salutando, dopo un suo spettacolo : si alza in piedi. Se lo merita. Chapeau.
GM



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