INCANTI XX edizione






MATHILDE
Stuffed Puppet Theatre
Idea, testo, marionette e messinscena di Neville Tranter
con Neville Tranter e Wim Sitvas
visto martedì 01/10/13 alla Casa del Teatro Ragazzi, Festival Incanti.



Pochi spettacoli sono così geniali da suscitare nello spettatore, con pari intensità, due sentimenti diametralmente opposti: ilarità e tristezza. E si rimane un attimo confusi perché non si sa se è bene ridere o provare una profonda amarezza. Questa è una delle magie del teatro.
Mathilde, dal nome dell’arzilla vecchietta protagonista, è uno spaccato delle situazioni tragicomiche che coinvolgono gli anziani ospiti di una casa di riposo.  Gli inconvenienti dell’età che avanza e gli infiniti antagonismi, reali e presunti, con gli infermieri e il direttore, segnano le esistenze dei vecchietti – grinzosi pupazzi di una bellezza artigiana mirabile, capaci di estrema espressività grazie alla bravura di Neville nel muoverli e nel dargli voce.
Ma le scenette divertenti, che richiamano nella mente di tutti atteggiamenti e paranoie tipici della vecchiaia e un vasto bagaglio di dicerie e racconti sulle case di riposo, oltre alle risate, assicurano anche un profondo rammarico per storie di disagio che sono ben lontane dalla pura finzione, e che prima o poi riguardano tutti quanti.
Neville gioca con questa ambivalenza: gli anziani possiedono un’involontaria comicità ma sono anche colmi di pathos e fierezza. Sembra che la vecchiaia sia l’età della drammaturgia per eccellenza e Mathilde sorprende per il suo umorismo sottile che si sovrappone a momenti molto toccanti. Uno spettacolo di estrema bellezza, visiva in primis, ma anche per l’intrattenimento che offre al prezzo di importanti riflessioni sulla vecchiaia.
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THE WEEDS PROJECTS (Le erbacce)
PIP 2013 diretto da Duda Paiva
di Duda Paiva
con Serena Crocco, Ariela Maggi, Nanouche Oriano, Monica Varela Couto
visto il 01/10/2013 alla Casa del Teatro Ragazzi, Festival Incanti


Il giardino come metafora della serenità interiore. Un rifugio dal frenetico mondo esterno. Nel giardino ci si prende tutto il tempo necessario, si fanno le cose con calma, ci si mette comodi. Ma se qualcosa “inquina” lo spirito ecco che prende vita un uomo di foglie e rampicanti che rigurgita plastica e ogni genere di immondizia. La manifestazione simbolica di un disagio interiore, e non solo, anche del mondo intero? Perché la civiltà dell’uomo danneggia sia gli animi che l’ambiente. Spesso ci dimentichiamo di curare il luogo in cui viviamo e così di “fare pulizia” in noi stessi, come potare qualche siepe, raccogliere le foglie morte, estirpare le erbacce, ma anche parlare con il nostro giardino, ascoltarlo e capirne le esigenze.
Duda Paiva alla regia  e quattro giovani sul palco a destreggiarsi con un pupazzo umanoide di gomma piuma a cui dare vita. Non un compito semplice, ma i ragazzi se la cavano e si muovono con disinvoltura nell’immaginario strampalato di Duda, questa volta estremamente minimal e a favore di uno stile di vita ecosostenibile.
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BERTA E' SCAPPATA
Di Cta Gorizia
Con Serena di Blasio
Testo di Fernando Marchiori
Adattamento drammaturgico di Antonella Caruzzi


Da un testo di Fernando Marchiori, dalle illustrazioni di Franco Huller e grazie alla voce narrante di Serena di Blasio è scaturito lo spettacolo di teatro di figura ‘Berta è scappata’(e non 'tornata', come è stato erroneamente pubblicato sul programma). Definirlo solo con la dicitura spettacolo è riduttivo, perché abbiamo assistito a una favola, un racconto delicato che è riuscito a commuovere nella sua semplicità. Una storia che parla di confini da superare, barriere che ci poniamo in continuazione per non andare oltre. Quella sottile linea che separa il mondo degli adulti da quello dei bambini, i quali non hanno paura di attraversare il reticolato e andare dall’ altra parte, per inseguire la loro scimmietta, il loro sogno. L' ambientare le azioni a Gorizia è simbolico, poichè era la città a metà, divisa dalla frontiera tra l' Europa dell' Est e dell' Ovest. Uno spettacolo ben riuscito, l’unione tra le immagini e la voce è essenziale: senza una delle due componenti, il racconto non avrebbe avuto lo stesso impatto. Ha catturato immediatamente la nostra attenzione e la storia della scimmietta Berta e dei suoi coraggiosi amici-padroncini ha colpito nel segno. Se è riuscita a toccare l’ animo dei grandi, sui più piccoli l’ effetto sarà assicurato.



                                                                                                     CV


Récital pour Objects Abandonnés et Clavier Tempéré
Spettacolo musicale di Max Vandervorst e Marc Hérouet
Con Max Vandervorst e i suoi strumenti
Piano Frank Wuyts
Regia Benjiamin Pasternak e Claire Steinfort
Produzione Curieux Tympan asbl


Già la vista del palco incuriosisce, e non poco. A cosa serviranno delle bottiglie, dei vassoi e dei tubi? E poi, chi sono costoro? Sono Max Vandervorst e Frank Wuyts, rispettivamente musicista e pianista. Dall’unione di oggetti per niente consoni all’ambiente musicale (per la precisione, sul palco non è presente nessuno strumento a noi familiare) creano melodia e reinterpretano brani a noi conosciuti. Le idee alla base incantano, perché grazie al riutilizzo di accessori quotidiani, si creano suoni  e quando vediamo che anche delle lamette da uomo diventano strumenti, siamo arrivati al concetto chiave della performance. Una continua sperimentazione, un’idea originale e visionaria del concetto musicale. Una voglia continua di andare oltre e vedere fin dove può arrivare l’ ingegno. Al di là della performance-concerto, quello che cattura è il come si può fare musica. Davvero in tutti i modi e con tutti gli oggetti possibili.


                                                                                                        CV





 Anima e coru - Le storie di Leo
Spettacoli di e con Antonio Murru e Donatella Pau



Is Mascareddas di Cagliari hanno di nuovo colpito nel segno e questa volta con due spettacoli all’interno della rassegna di teatro di figura Incanti. Non è una presenza nuova in questo festival. Hanno riempito la manica corta della Cavallerizza Reale di Torino con due spettacoli concatenati, ma divisi nell’ esecuzione:” Anima e coru” e “Le storie di Leo”. Il primo è un vero e proprio omaggio alla burattineria italiana, a tutto il lavoro che si nasconde dietro la creazione del pupazzo, ma soprattutto alla passione che ci mette il burattinaio, nel costruirli e nel farli vivere su un mini palcoscenico.  La visione dei burattini è di per sé appagante: sono perfetti. L’ ironia che fa da contorno è la chicca finale. Con “Le storie di Leo”, favole tratte dal genio dell’ arte Leonardo da Vinci, entriamo in un contesto un po’ tragicomico. La scenografia ci mette subito a nostro agio, con questo tavolo di legno, la luce di una lampada che illumina solo una porzione e l’accompagnamento musicale di una fisarmonica. Il protagonista principale del primo spettacolo è l’ essere umano, mentre le storie sono popolate da tanti piccoli animali, che non sempre hanno un lieto fine. La cosa che accomuna le due performance è l’ attenzione al dettaglio: dal burattino sardo alla formica, dal particolare di un vestito alla serratura di una porta. Tutto è curato perfettamente e gli spettacoli, oltre a essere un pretesto per passare una serata piacevole, sono anche una gioia per gli occhi.


                                                                                                                               CV




LA SOCIETÁ DEI PESCI ROSSI/La Stanza dell’Ombra
Brevi performance da foyer
di e con Chiara Caruso, Josephine Ciufalo
visto venerdì 04/10/13 alla Cavallerizza Reale, Festival Incanti.


Con un episcopio, vari oggetti, e disegni e sagome fatti a mano, Chiara e Josephine proiettano sulla parete un immaginario marino, perché a breve la vita civilizzata si estinguerà sulla terra. Gli uomini si tramuteranno in pesci rossi e andranno ad abitare le profondità dell’oceano. Avrà fine l’avvelenamento dei mari e lo sterminio della sua popolazione. Indubbiamente, una civiltà come la nostra non mancherà a nessuno, gli stessi uomini saranno più felici. I sognatori già si sono recati sulla spiaggia, sono i primi a barattare le loro vesti umane con pinne e branchie, per andare a far parte di una società più evoluta e poetica.
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CORAZÓN CORAZÓN
di Bettini, KaSoKa, Molnar
con Francesca Bettini, Paolo Colombo, Giulio Molnar
visto venerdì 05/10/13 alla Cavallerizza Reale, Festival Incanti.


La Signora Morlupi (Francesca Bettini) è follemente innamorata del teatro ma lo fa solo alla sua maniera. In repertorio vanta bizzarre interpretazioni di Donna Rosita e del Cantico delle creature, e per recitare in libertà ha costruito con le sue stesse mani un teatro, (s)provvisto di numerose uscite di sicurezza, in cui vivere ed esibirsi.
Con un palco, tanta passione, e un narratore invisibile (Paolo Colombo) che ne decanta le inverosimili gesta, l’unica cosa che manca alla Signora Morlupi è un pubblico, che diserta tutti gli spettacoli proprio a causa del suo modo di recitare non convenzionale. Essendo lei un’attrice professionista non si lascia scoraggiare e continua ad andare in scena ogni sera nonostante la platea sia sempre vuota. In verità uno spettatore discreto non si perde nemmeno un appuntamento, è la Morte (Giulio Molnar), che nutre aspirazioni da palcoscenico ed è l’unica che sa apprezzare il genio della Signora Morlupi, perché chi non ha mai sofferto cosa può capirne di teatro?
Tutte queste faccende non interessano la donna, la cui unica preoccupazione è che la sua “casa” non finisca nelle mani della compagnia di burattini Prezzottella-Pirotti che vorrebbero affittare il teatro. A causa dei gravi problemi economici la Signora è infine costretta ad accettare di condividere il palco con la banda indisciplinata di burattini, seppure mal volentieri perché alla Signora Morlupi i burattini fanno venire la nausea.
Ispirato a una storia vera, farcita con un bel po’ di comicità e nonsense, Corazón Corazón è un omaggio alla vocazione teatrale. La Signora Morlupi è una figura magica, mitica, è l’essenza stessa del teatro, un ideale di abnegazione assoluta. 
Il teatro puro che non ha bisogno di nulla per esistere, neppure di un pubblico – anche se sarebbe gradito – tanto che persino la Morte ne rimane affascinata. 
Il magnetismo dei tre personaggi e la bravura degli attori nel raccontarli rendono assai marginali le gag demenziali dei burattini. I tre attori in carne e ossa hanno reso ricco lo spettacolo già solo con le loro interpretazioni.
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PAPERE A POIS/La Stanza dell’Ombra

Brevi performance da foyer
di e con Elena Campanella, Alice De Bacco, Giulia Miniati
visto sabato 05/10/13 alla Cavallerizza Reale, Festival Incanti


Un viaggio nostalgico nel passato alla riscoperta delle canzoni degli anni Cinquanta e Sessanta, comodamente seduti in un salottino vintage, improvvisato nel foyer della Cavallerizza, davanti a un grande televisore e con gli interventi di una spiritosissima signorina Buonasera (Elena Campanella), rigorosamente vestita a pois. Il teatro d’ombre prende il posto della televisione e rispolvera brani come "Papaveri e papere", "Il cammello e il dromedario", "Però mi vuole bene", "Una zebra a pois", diventati miti della canzone italiana. Le parole e la musica evocano immagini e scenette divertenti, realizzate nel retro da Alice, Giulia ed Elena. Noi spettatori, in silenzio, tutti raccolti davanti al finto schermo, ricordiamo un po’ la tipica famiglia italiana, forse un po’ troppo numerosa, che si gode il dopo cena in compagnia dello spettacolo televisivo.
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L’OMBRELLONE DIMENTICATO OVVERO, C’È ANCORA UN’OMBRA DENTRO DI ME!/La Stanza dell’Ombra
Brevi performance da foyer
di e con Lorenza Ferrero, Lilith Minisi, Davide Toscano
visto domenica 06/10/13 alla Casa del Teatro Ragazzi, Festival Incanti.

Un insolito tendone sta parcheggiato nella caffetteria della Casa, “insolito” perché si tratta di un grosso ombrellone da spiaggia con un telo che scende tutto intorno. Entriamo in dodici e ci sediamo sotto l’ombrellone. La signorina ci spiega che è un marchingegno molto particolare, gira due volte una maniglia e ci avverte che la “macchina” è pronta, ma per azionarla serve un volontario che scelga uno di tre piccoli carillon e lo faccia suonare. Un bambino si offre, dalla sua scelta dipende quello che accadrà in seguito. Il ragazzino sceglie, il carillon suona e il marchingegno parte. Figure, luci, musiche ci avvolgono e ci trasportano in un giro di giostra fantasmagorico… un sogno, come dei bambini che prima di addormentarsi chiedono alla mamma di accendere la lanterna magica. Solo che la lanterna magica è enorme e noi ci siamo dentro. Il giro dura pochi minuti. Quando il meccanismo si ferma veniamo fatti uscire dal tendone, e un altro gruppetto di persone si appresta ad entrare. Ma quello che abbiamo visto e udito noi, e quello che vedranno e udiranno loro, è un segreto.
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HAPPY BIRTHDAY
Eva Kaufmann
Visto domenica 06/10/13 alla Casa del Teatro Ragazzi, Festival Incanti.



Una festa di compleanno in solitaria, ma Lisa (Eva) non si fa mancare nulla, non i festoni e non una pila di regali coloratissimi. Ovviamente, una tipa bizzarra come lei non può festeggiare in maniera “normale”, e non può nemmeno aspettarsi di ricevere dei doni “normali”, quindi non c’è da stupirsi se i suoi pacchetti suonano, sputano fuori strane sorprese, e nascondono, tra le altre cose, un pollo ribelle. Ma nemmeno lei poteva immaginare di trovare nell’ultimo pacco un neonato!
C'è qualcuno qui che ha strani gusti in fatto di regali.
Lisa non ha l’aria di essere un’autorità in materia, sarà per i suoi modi bislacchi o per l’abbigliamento da pazza, sarà che un attimo prima si è trovata tra le mani un pannolino, e non sapendo bene cosa farci l’ha usato per soffiarsi il naso. Potrà mai essere in grado di accudire un pupo? Perché, anche se di un bambolotto di plastica si tratta, nelle sue braccia si anima, e tra vagiti, fontanelle improvvise che raggiungono il pubblico delle prime file, evacuazioni flatulente – di cui rimane traccia sulle quinte in velluto nero del teatro –, diventa a tutti gli effetti un bambino e neppure troppo ubbidiente e normale. È il caso di dire “tale madre, tale figlio”.  
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 Herman e Hermine
Di e con Eva Kaufmann


Il rapporto madre-figlio. Quel tipo di rapporto che può essere di amore e odio. A volte anche contemporaneamente. Eva Kaufmann ci ha fatto passare un piacevole quarto d’ora con "Herman e Hermine", rispettivamente figlio e madre. Uno spettacolo di satira tragicomica, non sappiamo se ridere o piangere per questo figlio sventurato con una mamma che sembra una lady di ferro. Sul palco è presente solo lei, Eva, con una maschera sul viso, un po’ inquietante, del figlio Herman ed Hermine è un pupazzo vero e proprio, manovrato da lei. Il tutto risulta piacevole e ben strutturato. 


                                                                                                                  CV



 Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
MOPS marionettistica Popolare Siciliana
Regia, voce, manovra di Angelo Sicilia
Assistente di scena, manovra Maria Palma Abanese
Manovra Guglielmo Lombino
Manovra Fabio Pipitone
Canto Moffo Schimmenti
Cantastorie, chitarra Paolo Zarcone
in collaborazione con Arrivano dal Mare!



I pupi siciliani e la mafia. La storia dei due giudici più famosi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Appunto che la loro vicenda umana e lavorativa è ormai conosciuta da tutti, c’è sempre il rischio che si cada nella retorica. Il rischio che si dicano frasi fatte è sempre dietro l’angolo e a volte il tutto gioca nella buona o cattiva riuscita dello spettacolo. Sul palco tutto crea un piacevole effetto: la scenografia, i particolari curati nei minimi dettagli e la presenza della musica dal vivo, con cantante e chitarrista, i quali ci fanno immedesimare nella Sicilia del secondo dopoguerra. Ma soprattutto i pupazzi sono perfetti e ogni particolare cattura immediatamente l’attenzione. Ma non tutto funziona come dovrebbe: il linguaggio semplice e diretto che più si addice ai pupi, non crea emozioni e, a volte, i tempi sembrano andare a rilento e purtroppo escono fuori le famigerate ‘frasi fatte’. La drammaturgia di fondo è un po’ scarna e sembra che i personaggi dicano sempre le stesse cose. Ma soprattutto i tempi: troppo lunghi. A fine spettacolo, invece, è risultato molto interessante vedere le marionette da vicino, ci è stata data la possibilità di poter toccare e ammirare i pupi. E le spiegazioni a riguardo del manovratore sono risultate utili.

  
                                                                                               CV

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