giovedì 31 ottobre 2013

Il luogo teatrale è sempre rappresentazione della società del suo tempo.


SCENAMADRE Modelli per una storia dell’architettura scenica

Mostra a cura di Valeria Piasentà e Massimo Voghera con la collaborazione di Roberto Medico, modelli realizzati dagli studenti del corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Torino. Allestita negli spazi del Castello di Racconigi.


Una quarantina di modelli in mostra al Castello di Racconigi per raccontare la storia occidentale dell’architettura scenica. Una storia lacunosa e dai più ignorata, ma che è imprescindibile dalla storia del teatro e della drammaturgia.
Il sogno di questa mostra nasce dall’esigenza, molto sentita dai docenti dell’Accademia di Belle Arti, Massimo Voghera e Valeria Piasentà, di condividere con tutti un argomento che, altrimenti, difficilmente uscirebbe dai confini dell’ambiente teatrale. Nel corso degli anni gli studenti di Scenografia teatrale hanno realizzato un gran numero di modellini come oggetto di esami o di tesi; si tratta di riproduzioni e studi dei teatri e dei luoghi scenici della storia, compresi apparati, scenografie e macchinerie. Con una ricchezza di materiale simile e l’importanza che una mostra così inusuale può significare per la divulgazione della cultura teatrale in Italia, ecco che è nata Scenamadre.
La mostra è allestita nei ricchi appartamenti reali del Castello di Racconigi, e segue un percorso cronologico che tocca le tappe più significative della civiltà dell’uomo: partendo dal teatro greco e romano – l’origine di tutto è sempre quella –,  attraversando il Medioevo (epoca ingiustamente bistrattata) e il Rinascimento – perché i nostri cari Leonardo e Brunelleschi, tra le altre cose, progettarono anche ingegnosi apparati scenografici –, senza dimenticare il Rinascimento inglese con il teatro elisabettiano, per arrivare poi alla pomposa età barocca, al Settecento e concludendo con l’Ottocento. Il tutto arricchito da didascalie e dalla visione (nella biglietteria del Castello) di un video in loop, realizzato da un gruppo di studenti della cattedra di Cinema, che esplicita i meccanismi e il funzionamento di alcuni modellini, poiché è impossibile vederli azionati durante la visita.

Proprio perché di lavori di studenti si tratta, realizzati con materiali poveri (legno, polistirolo, cartoncino), i modelli non pretendono di scrivere la storia né di essere ammirati come riproduzioni perfette e attendibili. Le fonti, fondamentali per un lavoro di ricerca, sono spesso scarse, incomplete e contraddittorie, e ciò è dovuto al fatto che la scenografia è un’arte effimera. Molti dei teatri e apparati originali a cui si riferiscono i plastici sono andati perduti o sono stati in parte distrutti e modificati nei secoli. Tuttavia, ciò non impedisce ad alcuni pezzi della mostra di essere estremamente ben realizzati: come la Sacra rappresentazione di Valenciennes, uno dei più grossi e più vecchi; il modello dell’Orfeo di Leonardo da Vinci con il sistema di ingranaggi per far muovere le rocce;  la macchina dell’auleum, il sipario del teatro romano che si alzava, diversamente da quelli attuali, dal basso verso l’alto; la macchina del mare ancora oggi utilizzata, con le dovute modifiche tecnologiche, dal Teatro Regio. E ce ne sono molti altri, e si spera che, se Scenamadre avrà seguito, verranno integrati altri pezzi per colmare i buchi temporali e tematici della mostra, come, ad esempio, tutto il Novecento e gli anni recenti, e la storia del vicino Oriente.
Sento di consigliare a tutti di vedere Scenamadre, a maggior ragione chi la storia della scenografia l’ha studiata sui libri e si è sempre servito dell’ immaginazione per dare dimensione a disegni e incisioni e per colmare i vuoti nelle rovine dei teatri dell’antichità. Imparare come funzionava l’ekkyklêma, scoprire cos’è il Plan au Gwarry, vedere come appariva il Teatro Carignano nel 1753 vuol dire raggiungere un livello di comprensione superiore rispetto alla sola lettura. Spero che l’esposizione solleverà un moto di interesse sul tema e che nasceranno altrove progetti simili. Il sogno di un museo permanente sulla storia dell’architettura scenica si fa più forte.

FC






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