SCENAMADRE
Modelli per una storia dell’architettura scenica
Mostra a cura di Valeria
Piasentà e Massimo Voghera con la collaborazione di Roberto Medico, modelli
realizzati dagli studenti del corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti
di Torino. Allestita negli spazi
del Castello di Racconigi.
Una quarantina di modelli
in mostra al Castello di Racconigi per raccontare la storia occidentale dell’architettura
scenica. Una storia lacunosa e dai più ignorata, ma che è imprescindibile dalla
storia del teatro e della drammaturgia.
Il sogno di questa mostra
nasce dall’esigenza, molto sentita dai docenti dell’Accademia di Belle Arti,
Massimo Voghera e Valeria Piasentà, di condividere con tutti un argomento che,
altrimenti, difficilmente uscirebbe dai confini dell’ambiente teatrale. Nel
corso degli anni gli studenti di Scenografia teatrale hanno realizzato un gran
numero di modellini come oggetto di esami o di tesi; si tratta di riproduzioni
e studi dei teatri e dei luoghi scenici della storia, compresi apparati,
scenografie e macchinerie. Con una ricchezza di materiale simile e l’importanza
che una mostra così inusuale può significare per la divulgazione della cultura
teatrale in Italia, ecco che è nata Scenamadre.
La mostra è allestita nei
ricchi appartamenti reali del
Castello di Racconigi, e segue un percorso cronologico che tocca le tappe più
significative della civiltà dell’uomo: partendo dal teatro greco e romano –
l’origine di tutto è sempre quella –,
attraversando il Medioevo (epoca ingiustamente bistrattata) e il Rinascimento
– perché i nostri cari Leonardo e Brunelleschi, tra le altre cose, progettarono
anche ingegnosi apparati scenografici –, senza dimenticare il Rinascimento
inglese con il teatro elisabettiano, per arrivare poi alla pomposa età barocca,
al Settecento e concludendo con l’Ottocento. Il tutto arricchito da didascalie
e dalla visione (nella biglietteria del Castello) di un video in loop,
realizzato da un gruppo di studenti della cattedra di Cinema, che esplicita i
meccanismi e il funzionamento di alcuni modellini, poiché è impossibile vederli
azionati durante la visita.
Proprio perché di lavori
di studenti si tratta, realizzati con materiali poveri (legno, polistirolo,
cartoncino), i modelli non pretendono di scrivere la storia né di essere
ammirati come riproduzioni perfette e attendibili. Le fonti, fondamentali per
un lavoro di ricerca, sono spesso scarse, incomplete e contraddittorie, e ciò è
dovuto al fatto che la scenografia è un’arte effimera. Molti dei teatri e
apparati originali a cui si riferiscono i plastici sono andati perduti o sono
stati in parte distrutti e modificati nei secoli. Tuttavia, ciò non impedisce
ad alcuni pezzi della mostra di essere estremamente ben realizzati: come la Sacra rappresentazione di Valenciennes,
uno dei più grossi e più vecchi; il modello dell’Orfeo di Leonardo da Vinci con il sistema di ingranaggi per far
muovere le rocce; la macchina dell’auleum, il sipario del teatro romano che
si alzava, diversamente da quelli attuali, dal basso verso l’alto; la macchina del mare ancora oggi utilizzata,
con le dovute modifiche tecnologiche, dal Teatro Regio. E ce ne sono molti
altri, e si spera che, se Scenamadre
avrà seguito, verranno integrati altri pezzi per colmare i buchi temporali e
tematici della mostra, come, ad esempio, tutto il Novecento e gli anni recenti,
e la storia del vicino Oriente.
Sento di consigliare a
tutti di vedere Scenamadre, a maggior
ragione chi la storia della scenografia l’ha studiata sui libri e si è sempre
servito dell’ immaginazione per dare dimensione a disegni e incisioni e per
colmare i vuoti nelle rovine dei teatri dell’antichità. Imparare come
funzionava l’ekkyklêma, scoprire
cos’è il Plan au Gwarry, vedere come
appariva il Teatro Carignano nel 1753 vuol dire raggiungere un livello di comprensione
superiore rispetto alla sola lettura. Spero
che l’esposizione solleverà un moto di interesse sul tema e che nasceranno
altrove progetti simili. Il sogno di un museo permanente sulla storia
dell’architettura scenica si fa più forte.
FC
Nessun commento:
Posta un commento