martedì 25 marzo 2014

MISANTROPO misantropo!molière!marcido!


di Molière
per la regia di Marco Isidori
con Marco Isidori,Virginia Mossi, Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Lauretta Dal Cin, Valentina Battistone, Stefano Re, Giacomo Simoni
con le scene e i costumi di Daniela Dal Cin

I Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa si cimentano per la prima volta con Molière e portano al teatro Gobetti Il Misantropo, con Marco Isidori nei panni di Alceste. Quando i Marcido fanno la loro comparsa sul palcoscenico il pubblico è sempre molto curioso di scoprire quanto tempo impiegheranno per diventare “molesti”, le stravaganze che si inventano solitamente non deludono, e menomale, altrimenti lo spettatore starebbe troppo rilassato se avesse la sicurezza di un  Molière tradizionale. Non sarebbe la maniera dei Marcido, dopotutto loro sono i primi che in scena non si mettono mai comodi, a cominciare dalla recitazione che procede a ritmi serrati, e si sa, non usano scenografie di semplice contorno.
Nel Misantropo gli attori sono prigionieri in un salotto ben poco barocco, quasi surrealista, circondato da sbarre e con la mobilia grottescamente deformata che, invece di arredare lo spazio, lo invade. C’è una voluta corrispondenza tra le cose e i personaggi, dietro ogni mobile si cela il costume, parte integrante della struttura scenografica, dentro cui (alla maniera dei Marcido) i vari attori vanno a imbracarsi. La trasformazione del cast nella nobiltà francese seicentesca è avvenuta. Il mondo di pettegolezzi, malizie, false cortesie e giochi di ruolo che Molière dipinge non potrebbe essere meglio espresso dai costumi e dalle scene di Daniela Dal Cin; via il realismo, che di spontaneo e autentico i personaggi del Misantropo hanno poco o nulla. Célimène, fra tutti, è la regina della costruzione, della maschera, della vanità; Alceste invece raggiunge il ridicolo nell’opposto, inseguendo ideali impossibili di virtù e onestà, che i Marcido sottolineano in modo netto. Alceste è l’unico a essere vestito semplice, come ai tempi nostri, senza “impalcature barocche”, quasi austero, ma ugualmente rigido e bloccato.
Tra un atto e l’altro i Marcido hanno anche inserito degli “intermezzi musicali”, tre canzonette apparentemente nonsense e un po’ snervanti, che rivelano riferimenti satirici alla contemporaneità.  

FC

Nessun commento:

Posta un commento