giovedì 31 luglio 2014

SILENCE ENCOMBRANT_ Kumulus



idea e regia Barthélemy Bompard
lavoro sonoro Jean-Pierre Charron
costumi Marie-Cécile Winling & Catherine Sardi
ideazione e creazione oggetti di scena Dominique Moysan
trucco Marie-Cécile Winling & Catherine Sardi.
Visto il 27/7/14 al Castello di Rivoli_ Teatro a Corte.

Sembra il giorno dopo un disastro nucleare, le porte di un container vengono spalancate e un ammasso di detriti cade a valanga sulla strada. I sopravvissuti emergono dalle macerie ricoperti di polveri, segnati sui volti da uno spettacolo catastrofico che li ha mutati per sempre, nell’aspetto e nella psiche; più zombie che uomini.
Sperduti e disorientati si aggirano tra il pubblico come dei lebbrosi, trascinando tubi, barili e oggetti metallici.  La loro volontà di sopravvivere li spinge a ricercare a forza uno spazio, un ordine e una parvenza di senso – memoria del passato – nei resti materiali della vita che era, senza però riuscire a ricordare il loro uso – così come ricordano solo a tratti il ruolo che ricoprivano nella società. Le tecnologie, le invenzioni dell’uomo e l’uomo stesso perdono l’identità in mancanza di sovrastrutture e di una cultura che dia loro ragione d’essere.
Questo è quello che accadrebbe se il nostro mondo civile si sfasciasse, nella peggiore delle ipotesi. Eppure le città sono piene di uomini già segnati, genericamente chiamati “pazzi”. Persone spezzate e sole, che non hanno saputo o potuto adattarsi e perciò sono finite ai margini, “gettate” nella discarica del mondo, esattamente come le cose vecchie, rotte, ormai obsolete.
Uomini spazzatura, che forse in un passato erano belli e utilizzabili. Prendiamo per scontato che il loro modo d’essere è fuori luogo, quando forse è il contesto in cui viviamo a risultare desertico, e ciò che alla maggioranza di noi pare normale a loro sembra invece grottesco e stupido. La logica che i “pazzi” impiegano nel maneggiare, spostare, reinventare le cose è diversa dalla nostra, è intuitiva e creativa, e fa apparire come bizzarri quelli che sono i nostri scarti: come abbiamo potuto dare tutti questi significati simbolici a quella robaccia?
Uno spettacolo lungo, forse troppo, ricco di stimoli visivi e di dettagli, grigio e polveroso, niente parole per lasciare posto al silenzio ingombrante, perché i rumori dei cadaveri di merci e di uomini hanno un “peso”.   

FC

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